Enrico Mattei morì alle 18.55 di sabato 27 ottobre 1962, precipitando in mezzo a un filare di pioppi nelle campagne di Bascapè, a una manciata di chilometri dalla pista dell’aeroporto di Linate. Come documentato decenni dopo dal pm di Pavia Vincenzo Calia, si trattò di un attentato.
Un’esplosione pianificata per distruggere gli strumenti di navigazione dietro il cruscotto del pilota, il fedelissimo Irnerio Bertuzzi, reduce pluridecorato della Rsi. «Voliamo sicuri» aveva detto Mattei. «Dio non può avercela con un fascista e con un partigiano.»
Ma ad avercela con loro non era Dio. Era tutt’altro…
Mattei osò sfidare il potere delle compagnie petrolifere internazionali e la struttura stessa di quell’industria, una delle più potenti della storia dell’umanità, in nome dello strategico sovranismo energetico nazionale. E ne avrebbe pagato il prezzo.
Rifiutando di liquidare l’Agip, per conto delle “Sette sorelle” dell’Oil cartel, Mattei si lanciò nella lunga marcia che lo avrebbe portato prima a creare l’Eni e poi a consolidarlo tra i protagonisti petroliferi mondiali, facendone tra il 1955 e il 1962 un colosso del settore.
Ma forse il torto più grande fatto al fondatore dell’Eni è stato quello di schiacciare la sua straordinaria e irripetibile parabola sulle vicende – tenebrose e criminali – della sua morte: il “caso Mattei”.
Ricostruire la sua storia significa esaminare le radici della Repubblica italiana, che affondano nel suo periodo più cruciale, quello dalla ricostruzione al 1962, passando attraverso le meraviglie e le sventure del “miracolo economico”.
Tenendo sempre presente lo scontro geopolitico a tutto campo che passa sotto il nome di “Guerra fredda”, uno scenario da non dimenticare e non sottovalutare. Mai.
«Nei suoi ultimi istanti Mattei vide solo il suolo aggredire e saturare, inesorabile e vertiginoso, l’orizzonte dello sguardo. Poi nemmeno udì lo schianto, l’urlo delle lamiere, il boato della carlinga che s’infilava nel fango molle delle marcite, come in un sudario.
La distruzione si disseminò, atroce, tra i filari dei pioppi.
In quel passaggio dalla vita alla morte l’anima screziata di Mattei non poté fare altro che rassegnarsi, suo malgrado, a varcare i confini della cronaca e della Storia per entrare, nel bene e nel male, in quelli della leggenda.»

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Mick –
Bel libro. Aspettiamo la seconda parte.