È ormai davanti agli occhi di tutti (ma alcuni continuano a non vedere) che, sotto le suadenti sembianze della democrazia, abbiamo vissuto nel più subdolo dei regimi antidemocratici. La voce doveva essere ed è stata unica. Non era possibile ammettere un ragionevole dubbio, nemmeno nella scienza, che è lo spazio proprio di quello che è controverso, dibattuto ed è origine e humus della sua evoluzione. La scienza è stata strumentalizzata e umiliata. Il messaggio è diventato unico. Dovevi essere “allineato”. Altrimenti, ti fanno fuori. Senza mostrare l’arma e con un sorriso, come la mafia. Ho subìto attacchi inauditi.
E la gente? È stato usato il terrore per anestetizzarla e obnubilarla. Ma il terreno era già pronto. È stata un’impresa molto facile, dopo decenni di “preparazione” attraverso la televisione. Lo stesso mezzo, che negli anni Cinquanta e Sessanta ha proposto anche cultura e contribuito a debellare l’analfabetismo, è stato utilizzato per manipolare le menti. Subito si è capito che avrebbe sostituito parrocchie, case del popolo, circoli culturali. Sarebbe stata in grado di spostare masse di elettori, manipolare menti e coscienze, imporre stili di vita. Ha traghettato la percezione sociale dal senso del dovere all’abilità della furbizia, dalla solidarietà all’individualismo, dall’anticonformismo al gregge. Ore e ore di “terapia” gratuita, somministrata porta a porta, prima tutte le sere, poi tutto il giorno, attraverso un oggetto onnipresente, il piccolo schermo.
La gente ha “assorbito”, è maturata la nuova società. Nella profonda convinzione di godere di una totale libertà nella scelta di programmi, idee, prodotti commerciali, Tutti siamo stati veicolati verso l’obiettivo che Pochi hanno voluto. La pubblicità utilizza anche le nostre percezioni nervose affinché si memorizzi un prodotto piuttosto che un altro. Lo stesso vale per le notizie. Modalità, toni e immagini sono predisposti per un’interpretazione dei fatti, già scelta per noi. Lontani i tempi dei giornalisti alla ricerca della verità. La maggior parte di loro ora non scrive con l’obiettivo di informare, ma solo per farsi leggere. È una delle conseguenze del cambiamento in atto nel mondo dei media. Vengono pagati (poco) per il singolo articolo che scrivono. Più il pezzo è capace di attrarre l’attenzione della gente, maggiore è la probabilità che venga accettato dal giornale. E la gente, soprattutto in un momento di crisi, è assetata di sangue. Vuole la rissa, il capro espiatorio. Cerca il torbido, i bersagli umani. È a caccia di un nemico.
Il ruggito della pecora nera – Covid, segreti e bugie per non dimenticare
da Byoblu
€15,00
di Maria Rita Gismondo e Claudio Minoliti
Data di uscita: 2024
Pagine: 208
Copertina: morbida
Formato: 14x18cm
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COD: gismondo05
Categoria: ByoBlu Edizioni
Maria Rita Gismondo [1954, Catania] ha due lauree, in Medicina e chirurgia e in Scienze biologiche. È specializzata in Microbiologia clinica e virologia. Alla sua carriera accademica aggiunge quella di direttore del laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze presso l’Ospedale Sacco. Dal 2003, anno in cui è stata in prima linea per la diagnosi della SARS, si dedica alla bioemergenza. Cavaliere della Repubblica ed esperto presso UNODA delle Nazioni Unite per l’implementazione della Convenzione per il disarmo biologico (BWC).Ha pubblicato 270 lavori su riviste nazionali e internazionali.
Il ruggito della pecora nera è il suo primo libro con Byoblu Edizioni.
Claudio Minoliti [1963, Messina] è giornalista professionista, scrittore e autore tv. Ha lavorato al quotidiano milanese La Notte e per 27 anni a Mediaset in tutte le redazioni dei tg e allo sport. È stato vicedirettore del Tg4 e caporedattore centrale di Studio Aperto, News Mediaset e Tgcom24.
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