Dalla sua nascita, e per molto tempo, Internet è sempre stato uno spazio in cui chiunque poteva dire e fare ciò che voleva. Poi, una mattina, ci siamo svegliati in 1984.
È il 2020, primo lockdown. I social network e le piattaforme digitali, fino a quel momento, si erano limitati a una censura molto leggera, oscurando contenuti palesemente illegali che avrebbero turbato l’opinione pubblica in maniera inequivocabile, come gli atti di bullismo o le riprese di violenza. Di punto in bianco, virano in una direzione completamente diversa.
In questo scenario si apre Censura. Come reagire all’Inquisizione Digitale, un saggio che ripercorre gli avvenimenti che dal 2020 a oggi hanno segnato la storia della libertà di espressione online, un libro che cerca di spiegare i meccanismi in atto per creare un’informazione certificata, l’unica lecita per il catechismo mainstream, e per portare cittadini e realtà informative ad autocensurarsi.
E così il web per anni “celebrato come un mezzo di democratizzazione e di emancipazione senza precedenti” è diventato uno spazio in cui social network e piattaforme private diventano sempre più potenti, arrivando a influenzare persino l’ambito politico. Ma soprattutto, un luogo in cui, attraverso la privazione della privacy e il monitoraggio costante, si spingono “gli individui ad autocensurarsi, sapendo di essere sempre sotto controllo” e “una società in cui tutti sanno di essere osservati è una società repressiva che castra sul nascere la spontaneità, la creatività, il dissenso, in poche parole l’impulso alla libertà dell’essere umano.”
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Fabio –
È un libro scorrevole che offre, oltre a riflessioni interessanti, un resoconto generale della graduale censura che sta avvenendo nei social contro chi non pensa come “si deve pensare”.